Spiegate a mia madre perché faccio il freelance, lei mi vuole fissa in questo bordello

Dato che è agosto e gran parte dei nostri neodiplomati sta meditando sul proprio futuro, dedico questo post a tutti i ragazzi e ai non-ragazzi che, mossi da una volontà indipendente, sognano una vita da freelance.
Fino a qualche anno fa, la prospettiva scuola-laurea-lavoro fisso attanagliava tutti gli spiriti liberi del pianeta e tranquillizzava gli altri. Oggi non è più così, ripetiamolo a nonni, zii, parenti e amici che, nonostante tutto, non hanno ancora capito che lavoro facciamo.
Ma torniamo a noi, freelance dichiarati, sempre meno free e decisamente troppo lance.
Diventare un libero professionista è relativamente facile, nel nostro paese, la nuova manovra a favore dei contribuenti minimi permette agli under ’35 di darsi da fare in tutta tranquillità, con solo il 5% di ritenuta d’acconto e nessuna aggiunta di responsabilità fiscale.
But, welcome to the jungle. La corsa inizia qui. Se diventare freelance è facile, mantenere il titolo è una vera sfida (attenzione! Se avete letto “sfiga” prendetevi subito una vacanza). Cosa devono fare, quindi, i neonati professionisti della comunicazione per sopravvivere in questo mondo di ladri? Non serve per forza essere degli eroi, ma l’obiettivo è diventarlo.

Perché noi valiamo
All’inizio è facile dover affrontare compromessi più o meno leciti e spesso poco gratificanti. Le vecchie abitudini di una società sorpassata non aiutano a farci valere. La tentazione è lavorare per un pezzo di pane, pur di fare qualcosa, spesso svendendo le nostre capacità a favore di clienti decisamente poco onesti e particolarmente furbi che conoscono l’insicurezza della prima volta e ne approfittano. Occhi aperti, il lavoro non è volontariato.
Gira tutto intorno a noi
Quando perdiamo un cliente non ci resta che farcene una ragione e darci da fare per conservare chi ci rispetta. Ricordiamoci, però, che le voci girano e la gente parla: un lavoro fatto male può costare qualche occasione, così come prezzi troppo bassi possono limitare i budget per molto tempo.
Felici di piacervi
Spieghiamo ai clienti che essere messi in discussione da chi non conosce il nostro mestiere non ci aiuta a dare il meglio di noi. Pretendiamo fiducia, prima di tutto. Chi non è interessato ad ascoltare le nostre idee probabilmente non sarà interessato nemmeno a collaborare.
Per chi non si accontenta
La passione sposta mari e monti, a volte molto di più. Ma parliamoci chiaro, alla fine di un duro lavoro, se i conti non tornano sarà l’insoddisfazione personale a occupare gran parte del portfolio su cui tanto contiamo.
Liberi di…
Lavorare per se stessi significa essere padroni di se stessi, guadagnare potenzialmente di più di quello che garantisce un posto fisso e fare diverse esperienze. Vuol dire andare incontro a battaglie e avventure, ma anche a conquiste e soddisfazioni personali che ci abituano a sopravvivere in un mondo in costante evoluzione, a reagire davanti alle sfide e a imparare dai nostri errori.
Freelance? Sì, grazie.

2 thoughts on “Spiegate a mia madre perché faccio il freelance, lei mi vuole fissa in questo bordello

  1. La libertà è fondamentale per consentire ad un giovane di esprimersi, ma ha il suo prezzo. I ragazzi che oggi pretendono di lavorare con coraggio, impegno e fantasia possono rivoluzionare il vecchio mondo del lavoro. E’ un preciso dovere degli adulti essere loro vicini ed aiutarli in questa sfida così difficile ma al tempo stesso stimolante. Sarebbe bellissimo che anche i giovani sapessero/potessero guardare agli adulti non solo come a degli ostacoli da abbattere ma come a dei preziosi punti di appoggio e consiglieri di vita.

  2. Brava Giulia!
    Condivido tutto.
    C’è un’altra cosa che però mi preme, e in un certo senso c’è nel tuo post.
    Insegniamo, fin dalle scuole di preparazione al lavoro, superiori, professionali, master, lauree, il RISPETTO.
    Spesso ci si sente dire (parlo da giovane freelance), se non lo fai tu ce ne sono una fila fuori dalla porta che lo faranno a queste condizioni. Sta qui l’errore. Fuori da quella porta non ci deve essere nessuno. Solo così si tornerà a poter discutere della qualità, della validità di un lavoro, e non più della sua economicità.
    E solo così si tornerà a vedere quanto possa voler dire pagare un lavoro ben fatto piuttosto che farselo fare dall’onnipresente nipote che studia grafica, sacrificando qualità e sicurezza per risparmiare.
    E nipoti che studiano grafica…finitela di rubare il lavoro a chi non vuole/può più farsi mantenere dalla famiglia e finite di studiare prima di lavorare, godetevela!

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